Le attuali difficoltà dei mercati finanziari e, più in generale, dell'economia non sono stati determinati, seconfo l'analisi del Prof. Rebuffo, dai mercati finanziari, bensì da una cultura complessiva, affermatasi negli anni novanta come una vera e propria alternativa al modo tradizionale di fare impresa.
Dopo un periodo di crisi del profitto (o di remunerazione del capitale) dovuta ad un'eccessiva diversificazione dei prodotti, le imprese si avviarono alla rincorsa verso la dimensionalità efficiente di cui il business process engineering e la lean production rappresentarono i cardini. L'abuso che si fece però delle economia di scala e di scopo portò a due principali conseguenze:
in primo luogo alla specializzazione produttiva e all'esternalizzazione di tutte le attività non strettamente legate al core-business, cose che hanno senz'altro favorito l'efficienza delle aziende, a discapito però della flessibilità e della diversificazione alzando sensibilmente il rischio d'impresa; in secondo luogo, uno scriteriato ricorso alla diversificazione del portafoglio in risposta all'aumento del rischio d'impresa, ha rapidamente trasformato l'imprenditore in investitore. Tutto questo ha sensibilmente ridotto la capacità dell'impresa di adattarsi e di generare innovazione e, in questo contesto, il recente fenomeno della finanza 'strutturata' non ha fatto che accelerare la spirale verso l'immateriale, finendo per squilibrare ulteriormente il sistema.
Per uscire da questa fase, non sarà perciò sufficiente creare e far rispettare nuove regole di trasparenza. Certo gli intermediari (le banche) dovranno offrire nuove e più solide garanzie circa il proprio operato, ma anche gli imprenditori dovranno tornare a concentrarsi sulla generazione di innovazione e restituendo valore reale ai propri stakeholders.
MB
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4 commenti:
Gentile Dottoressa, alla luce delle chiare affermazioni del Professor Rebuffo, viene spontaneo commentare che lo spin-off di FandisLab sia stato un errore, non trova?
Gentile Marta,
concordo con quanto, secondo il suo scritto, ha affermato il Dott. Rebuffo, anche se penso che la crisi sia il risultato, oltre che di scelte aziendali, anche di un certo modo di vivere al di sopra delle proprie possibilità che ha caratterizzato per anni la nostra società.
Volevo tuttavia porle una domanda: non pensa che spesso le aziende, oltre che verso l'immaterialità dell'economia, si gettino, anche in questo periodo di crisi, verso l'immaterialità dell'immagine fine a se stessa?
Grazie dell'attenzione.
Buona sera.
Rispondo al tema dell'"Immagine fine a sè stessa":
Non sono nella posizione di affermare o negare il ricorso delle imprese anche in periodo di crisi ad operazioni di puro make up... Certamente la crisi ha però attraversato anche le agenzie di comunicazione, di pubblicità e più in generale il mondo della consulenza in tutti i settori dell'immateriale, facendo supporre che in generale gli investimenti sull'immagine siano stati diffusamente tagliati. Tuttavia ritengo che il problema della cura dell'immagine senza che vi sia al contempo anche una cura dei contenuti sia una questione che riguarda più in generale il mondo dell'imprenditoria.
Credo che quando l'immagine di un brand è costruita a tavolino e non è espressione di un'anima, di una filosofia, di un'identità e di una vision imprenditoriali si sta manifestando allora il sintomo di una vera e propria miopia imprenditoriale, purtroppo un male assai diffuso per un difetto culturale di quella parte della classe imprenditoriale che non ha niente da raccontare e sente di aver esaurito il proprio ruolo sociale con la creazione di qualche posto di lavoro in più.
Grazie per lo spunto...
Rispondo al tema dello spin-off tecnologico:
La separazione dell'unità di Ricerca e Sviluppo di Fandis è il risultato di un bivio imboccato in una fase evolutiva in cui si rendeva necessario un 'salto' del sistema verso uno stato di nuovo equilibrio. E' stato, potremmo dire, generato da una 'crisi' (nel senso evolutivo del termine) naturale interna data da un aumento dell'entropia del sistema organizzativo che per ritrovare stabilità ha dovuto uscire dal 'vecchio' paradigma organizzativo per trovarne uno nuovo. Tutto ciò è assolutamente normale in un sistema complesso, quale è un'impresa, che può essere assimilata, come tutte le strutture sociali, ad un organismo vivente. In natura, quando un organismo raggiunge un certo livello di complessità, si trasforma, spesso riducendosi per via di una ristrutturazione in unità più piccole (come le cellule, o gli alveari...). Questo fenomeno di trasformazione di un sistema si chiama 'emergenza' ed è il fenomeno più affascinante, oggi sotto la lente di molte branche della scienza. Può dirsi dunque che Fandis Lab è nata per 'emergenza' o che sia un 'fenomeno emergente'. La scelta dello spin-off sicuramente non è l'unica alternativa che avremmo potuto considerare e il tempo dirà se la scelta evolutiva si rivelerà vincente o se sarà votata all'estinzione. Certamente noi speriamo in una Natura clemente : )
Con questo passaggio, crediamo infatti che a Fandis Lab sarà garantita una maggiore autonomia e soprattutto maggiori possibilità di mettere a frutto competenze fino ad oggi solo parzialmente utilizzate, mentre Fandis avrà garantito comunque un accesso privilegiato a quelle risorse tecnologiche che le hanno consentito fino ad ora di ampliare la propria gamma prodotti e di consolidare la propria posizione di mercato.
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