mercoledì 16 dicembre 2009

Anticipazioni: Un grande appuntamento apre il calendario del 2010


La ‘genitorialità’ diventa materia di studio in azienda.
Un mini-corso per genitori (e insegnanti) in una serata-dibattito su come affrontare il difficile mestiere di educare i figli.


 

A Gennaio riparte la stagione delle Serate di Conferenza con un ospite illustre. Mercoledì 20 alle ore 20.30, ci sarà un incontro dibattito, dal titolo "La sfida educativa", che vedrà la presenza del Prof. Paolo Crepet, psicologo, psichiatra, scrittore e direttore della Scuola per Genitori di Vicenza, progetto nato in collaborazione con la Confartigianato.

In un contesto di continua ridefinizione e ricerca della propria identità e del proprio “posto nel mondo” diventa essenziale per i ragazzi avere un giusto, equilibrato e sostegno certo da parte dei genitori.
Spesso alcune piccole informazioni e riflessioni unite all’ascolto, all’affetto e all’esperienza possono essere di utile completamento rispetto a quel difficile “mestiere” che è l’essere “genitori di ragazzi che scelgono”.
Il compito di educare, un intervento delicato e complesso, che richiede passione, attenzione, sensibilità, capacità di ascolto e di dialogo. Oggi, educare è una sfida che non si può lasciare cadere nel vuoto.

Ecco una breve intervista al relatore per introdurre il tema della serata:

Professore, cosa sta accadendo nella nostra società?
"Quello che viviamo non è il frutto di errori di percorso o involuzioni impreviste, ma di una straordinaria mutazione antropologica, che coinvolge la famiglia, i giovani, le loro culture, l'intera comunità".

Siamo all'emergenza educativa?
"Barack Obama ha inserito nella sua squadra una signora che è la più grande esperta di educazione Usa. Gordon Brown ha tenuto una conferenza dicendo che ci sono due modi per uscire dalla crisi: uno, stupido, consiste nel mettere una toppa, con interventi immediati che distribuiscano solo un po' di soldi qua e là; l'altro, più intelligente, consiste nel trovare risorse per l'educazione. Dove educare significa offrire libertà: il resto è addestrare, indottrinare, inculcare, istruire. Vorrà pur dire qualcosa se i leader di due grandi Paesi mettono l'educazione al centro dei loro programmi...".

Qual è il punto debole nel modo di educare oggi i figli?
"Nella vita di una persona l'essenziale è il desiderio. Non c'è vita, senza desiderio. Invece noi ai figli lo togliamo. Per non rischiare, non poniamo limiti. E se poi, per un rifiuto, per un no, ci si sente in colpa, non si è autorevoli. In questa situazione, mi sono convinto che la crisi economica potrebbe persino aiutarci".

In che modo?
"Le faccio un esempio. Un signore viene da me e mi fa: "Devo dire a mio figlio che non posso più cambiare la macchina ogni anno". "Bene, glielo dica". E lui: "Ma in che modo?". "Come lo ha detto a me". "Professore, ma non glielo potrebbe dire lei?". Guardi che è tutto vero, non è una battuta. Il problema di quel signore è che suo figlio è venuto su come l'insalata, è cresciuto per anni come il Pil, con tutti i + davanti. Ora non sanno come dirgli che i + sono scomparsi... Ha avuto tutto, sì, ma non c'è amore in questa educazione, non c'è la voglia d'insegnare a essere indipendenti".

Qual è l'obiettivo della Scuola per genitori?
"Fare il genitore è un mestiere difficile e oggi lo è ancora di più. Noi non abbiamo la presunzione di dare delle risposte ma un metodo. Ce lo chiedono i genitori, che oggi hanno bisogno di trovare dei "soci", dei partner. La famiglia è un pezzo del percorso, da sola non basta. Un tempo era un luogo di relazioni: i nonni, gli zii spesso vivevano anche sotto lo stesso tetto. Oggi è troppo piccola, frammentata. Uno dei "soci" è la scuola. Bisognerebbe capirlo e investirci di più. E meglio".


lunedì 28 settembre 2009

Prede o Ragni: viaggio nella Complessità, con Luca Comello


Did You Know? - Click here for more amazing videos

"Viviamo in un tempo esponenziale" è il messaggio di questo video con cui Luca Comello ha aperto la serata. Non c'è scampo: il mondo sta evolvendo ad una velocità sempre crescente grazie all'aumentare delle connessioni tra i singoli elementi che lo compongono. L'umanità può dunque essere vista come un super-cervello la cui intelligenza cresce in virtù dell'aumento delle proprie sinapsi. Il messaggio è straordinario e terrificante nello stesso tempo: come potremo infatti comprendere e gestire una tale complessità alla rapidità con cui sta aumentando?

Il primo passo è cercare di affrontare un cambiamento culturale: è un cambio di prospettiva sul mondo e per i Managers un modo diverso di guardare alla propria organizzazione.
Dalla Teoria della Complessità infatti i Managers possono trarre utili insegnamenti; per esempio che è importante imparare a far convivere concetti apparentemente inconciliabili come efficienza e flessibilità, controllo e auto-organizzazione, riduzione dei costi e ridondanza, approccio analitico e approccio sistemico, ordine e disordine alla costante ricerca di un equilibrio dinamico, in un processo evolutivo in cui sempre più frequentemente si succedono periodi di discontinuità (cambiamenti) e in cui sempre più brevi sono i periodi di stabilità.

Per conoscere meglio la complessità e soprattutto per non averne paura, vi consiglio di leggere i libri di Comello - De Toni: 'Viaggio nella complessità' More about Viaggio nella complessità e naturalmente 'Prede o Ragni'

Link ad un commento del relatore.

MB

mercoledì 29 luglio 2009

Arrivederci a settembre!


Anche quest'anno molti di noi sono giunti in prossimità delle agognate ferie...

Auguro a tutti giorni sereni e riposanti e un rientro con le batterie full.

Vi aspetto di nuovo a settembre: non perdetevi l'appuntamento con Luca Comello e il suo affascinante viaggio nella Complessità!!

: )
Marta


lunedì 13 luglio 2009

La responsabilità sociale d'Impresa tra Etica e Spiritualità, con Giuseppe Robiati




Un breve excursus sulla serata, tratto dal reportage di Luciana Zanon per la rivista 7Th Floor:


“Un’azienda è come un figlio: non puoi amarlo avendo in mente il risultato che vuoi raggiungere con lui. Se lo ami in modo incondizionato, facendo tutto il meglio per lui, sicuramente arriveranno dei buoni risultati, non necessariamente quelli che avevi in mente tu.” Comincia così l’incontro con Marta Brioschi, imprenditrice e HR manager in Fandis, un’azienda tutta italiana (e che vuole continuare ad esserlo), specializzata nel settore della ricerca, progettazione e realizzazione di soluzioni tecnologiche.
“Come imprenditrice do per scontato che devo creare profitto: un’azienda senza profitto, come un bambino senza cibo, non può né sopravvivere né crescere. Ma quello che non è così scontato, e che fa la differenza, è il modo con cui raggiungo questo profitto. Noi ci preoccupiamo di fare le cose bene, dando il meglio di noi stessi e rispettando tutte le persone: io sono certa che questo porterà dei buoni risultati anche e soprattutto, in questo difficile momento di mercato”.

Marta, dopo aver letto qualche tempo fa su 7th floor l’intervista a Beppe Robiati, Impresa e Spiritualità, lo contatta per invitarlo come relatore al ciclo di conferenze di Fandis. Organizza quindi il 9 luglio un incontro aperto a imprenditori, manager e alla comunità locale per parlare di responsabiltà sociale d’impresa. Ovviamente ci vado anch’io e lei mi accoglie nella bella sede di Fandis a Borgo Ticino, con queste parole, una traduzione pratica del concetto di Corporate Social Responsability di cui parlerà Beppe durante l’incontro.

Beppe: la definizione classica di impresa ancora oggi contempla come suo scopo principale il profitto. E chiaro che gli imprenditori nati con questa impostazione usano il mercato in modo predatorio, esclusivamente come canale per fare profitto. Fino a ieri nessuno, al riparo da questo concetto, metteva in discussione che solo una piccola parte dell’umanità gestisse la maggioranza delle risorse del pianeta. Questo ha reso possibile la creazione di una grande ricchezza, purtroppo però condivisa solo da pochi. Ha permesso, e ancora continua a permettere, che bambini venissero utilizzati nelle fabbriche, anche al di sotto dei 14 anni. E che quando si rompevano, esattamente come dei pezzi di ricambio, fossero sostituiti.
M. “Per me parlare di etica a chi ha sempre concepito l’azienda solo come strumento di monetizzazione è molto difficile, ed è molto difficile anche far capire che l’etica sul lungo periodo paga. D’altro canto a me è impossibile capire la logica del solo profitto: fin da bambina in casa mia sentivo da mio nonno, che era un collaboratore di Olivetti, e da mio padre che prima di fondare la sua impresa ha avuto come mentore Mattei, i racconti di questi grandi uomini. È chiaro che per me etica ed impresa sono due parole inscindibili.”

B. Da alcuni anni tuttavia alcuni imprenditori ed economisti, si stanno chiedendo qual è l’influenza dell’impresa nel contesto sociale e nell’ambiente. La definizione si sta trasformando e lo scopo dell’impresa sta diventando molteplice: non è più il solo profitto, ma anche l’attenzione all’ambiente, ai dipendenti, ai clienti, ai fornitori, alla società civile. Insomma le persone hanno le stessa importanza del profitto.
M. “La nostra forza, anche in questo difficile momento, è la qualità delle relazioni e la sinergia che abbiamo costruito con le persone con cui lavoriamo. Ad esempio i nostri clienti e fornitori: se un nostro cliente sta passando un momento difficile e non ci può pagare, possiamo sostenerlo e a nostra volta contare sulla dilazione che ci concederà il nostro fornitore. La fiducia e il sostegno reciproco che si sono creati con anni di relazioni rispettose sono realmente una forza su cui poter contare.

B. E le persone sono anime. Oltre al corpo e all’intelletto (le due parti che maggiormente interessano le imprese orientate al profitto) le persone possiedono emozioni, volontà e talenti. Vuol dire che non si può pensare che le persone non portino al lavoro le loro preoccupazioni, le paure per il futuro, i loro dolori familiari. Ma anche la creatività, i desideri e le speranze e il loro modo di intendere il mondo. Se l’impresa non considera l’individuo nella sua totalità creerà soltanto persone frustrate, che non vedono l’ora di timbrare il cartellino e andarsene a casa, lasciando in azienda il minimo indispensabile delle loro capacità.
In un mondo che diventa sempre più globale la capacità di sintonizzarsi sui diversi bisogni si deve sviluppare sempre di più. Nella nostra azienda, soprattutto in nord Italia, gli operai arrivano da tutte le parti del mondo, il rischio di conflitti fra culture diverse è molto elevato. Ma da noi ogni cultura deve essere rispettata e così, ad esempio, con la consultazione di tutti, abbiamo organizzato la mensa multietnica, dove le donne indù hanno portato le loro ricette vegetariane, i mussulmani ci hanno informati delle loro regole e così via. Ed ognuno, stranieri ed italiani, trovano un pezzetto della loro cultura anche in mensa. Oppure, su richiesta di alcuni mussulmani, abbiamo costruito una sala di preghiera che, con una piccola variazione organizzativa, permetta loro di rispettare i precetti della religione islamica sulla preghiera.
M. “In questo momento di crisi, le persone sono preoccupate e hanno bisogno di sapere quali sono i progetti dell’azienda per il futuro, che cosa intendiamo fare. Il messaggio che cerchiamo di trasmettere è di speranza: noi non possiamo controllare gli eventi esterni, ma possiamo continuare, così come abbiamo sempre fatto, a prepararci e, con l’aiuto di tutti, a fare del nostro meglio. Il mondo ha davanti anni difficili, ma noi non avremo paura, perché Fandis si sta preparando per quelli che verranno poi.”.

B. E soprattutto nessuno può vivere senza amare e senza essere amato. Così come ognuno ha la necessità di sentirsi parte di un’unità. Questo è valido nella vita privata, ma è altrettanto valido anche al lavoro.
M. Il mio intento, come imprenditrice e HR manager, è quello di trasformare l’azienda da luogo di lavoro dove si contrappongono interessi divergenti, in una comunità con delle finalità e un sistema valoriale condivisi, dove il profitto sia considerato un mezzo e non un fine e le persone si sentano realmente partecipi di un progetto in cui riconoscersi.

Dopo il dibattito molte domande, molte richieste, molte speranze, a volte un pizzico di pessimismo che fa chiedere - ma quanto tempo ci vorrà per vedere realizzati i principi del Corporate Social Responsability? -
Beppe: ci vuole tempo, pazienza, coraggio e soprattutto l’impegno di tutti, come imprenditori, come manager e come collaboratori. Insomma come persone.

LZ

Luciana Zanon vive e lavora a Milano come consulente di counseling, coaching, formazione e out door. Opera in azienda su temi come comunicazione, leadership, conflitto, cambiamento, stress, team work. Progetta seminari e percorsi di coaching integrando aspetti cognitivi, emotivi e, grazie alle arti marziali orientali, sensoriali. http://www.lucianazanon.it/

Per approfondimenti sul tema clicca qui

La scienza di Pinocchio, con Silvano Fuso


È vero che i miracoli sfuggono a qualsiasi spiegazione scientifica? Vi sono prove dell’esistenza dello Yeti e degli alieni? Atlantide è mai esistita? È vero che lo sbarco sulla Luna e l’attentato dell’11 settembre furono una messa in scena degli americani? Il codice da Vinci svela davvero verità nascoste? Le medicine alternative sono efficaci? L’elettrosmog, gli OGM e il nucleare sono davvero pericolosi? Fusione fredda e idrogeno risolveranno i nostri problemi energetici?
Queste sono solo alcune delle numerose domande alle quali il relatore Silvano Fuso, autore dell’omonimo libro “Pinocchio e la scienza”, cerca di rispondere.

Il libro, che consiglio a tutti, ci insegna che molte delle informazioni che riceviamo quotidianamente dovrebbero essere filtrate e analizzate con una propria capacità di analisi e alla luce di comprovate conoscenze scientifiche: troppe sono infatti le illusioni e gli inganni che spesso, purtroppo, anche i media spacciano per verità incontrovertibili.
Il messaggio forte che è dunque emerso dalla discussione è quello di dotarsi di un’arma di difesa intellettuale contro le bufale scientifiche, non dando mai nulla per scontato e sottoponendo dati e informazioni al vaglio della razionalità e del senso critico.
ST

martedì 7 luglio 2009

Calendario 2009 - 2° semestre


Luglio 9 (Categoria: Conferenza)
Tema: Società
Titolo: La responsabilità sociale d'impresa tra Etica e Spiritualità
Relatore: Giuseppe Robiati - Presidente dell'ass. No profit EBBF

Settembre 25 (Categoria: Conferenza) *
Tema: Sociologia delle Organizzazioni
Titolo: Prede e Ragni: viaggio nella Complessità.
Relatore: Luca Comello - co-autore dell'omonimo libro.

Ottobre 8 (Categoria: Conferenza)
Tema: Economia
Titolo: L'eredità del Rinascimento: quale lezione per l'attuale congiuntura.
Relatore: Prof. Franco Rebuffo - Presidente di Alétheia

Ottobre 29 (Categoria: Conferenza spettacolo)
Tema: Letteratura
Titolo: Edgar Allan Poe. La Vertigine Perfetta
Relatore: Raul Montanari - Scrittore

Novembre 12 (Categoria: Conferenza)
Tema: Storia
Titolo: Fra' Dolcino: un eretico medievale e la setta degli Apostolici nella Valsesia del XIV secolo.
Relatore: Alberto Temporelli - studioso di storia religiosa e artistica locale.


* Per motivi organizzativi, questa conferenza avrà luogo di venerdì.
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martedì 26 maggio 2009

I Nativi Americani e la cultura sciamanica, con Marco Massignan


"Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Non è stato l'uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso."
In poche righe, tratte dal discorso di capo Seattle del 1850, è racchiusa la sapienza dei nativi americani, una cultura fatta di riti, credenze ed esperienza, da tramandare esattamente come il nome del clan di appartenenza, come l'arte della caccia al bufalo, fonte di sostentamento e protagonista di antichi riti. L'uomo, come i quattro elementi, è parte di un tutto che è Madre Terra; colei che dà la vita, la grande madre da rispettare, conoscere e venerare.

Abbiamo compiuto un viaggio magico, a cavallo di secoli e attraverso terre incontaminate, patria di tribù eterogenee ma legate dal profondo rapporto con la Natura, vista come insieme di elementi e fonte di vita. Abbiamo cercato di comprendere il significato di usanze e credenze ormai stereotipate e decontestualizzate, come la danza del sole, l'attribuzione di un nome Totem e il sapiente utilizzo di erbe curative e pratiche sciamaniche. Uno stimolo a ricercare il vero significato di gesti che purtroppo vanno perdendosi a causa di una cruenta repressione e di un processo di "occidentalizzazione forzata", che sono nati con la corsa all'oro nel mitico "far west".

Marco Massignan ha portato in Fandis la sua esperienza di studioso e conoscitore della cultura dei Nativi, raccontandoci di un mondo ormai lontano, riportandoci frammenti di storia e storie di una popolazione che ha avuto modo di incontrare durante i suoi viaggi e che quotidianamente mette a disposizione attraverso libri, corsi, conferenze e seminari.
Per chi volesse approfondire la tematica, molto materiale è reperibile sul sito http://www.marcomassignan.org/
Guardate anche l' ntervista a Marco Massignan realizzata al Convegno "La via della guarigione - Sapienza sciamanica e medicina moderna" organizzato dall’Associazione Culturale “Le vie dell’Anima", Milano Hotel Michelangelo, 8 giugno 2008
FC


mercoledì 6 maggio 2009

Capitan Novara e altri supereroi, ovvero il fumetto italiano e i suoi generi, con Fabrizio de Fabritiis e Chiara Mognetti

Forse non tutti sanno che tra le risaie della nostra provincia si aggira un mostro, o che un comune ragazzo ogni tanto indossa una tuta attillata e diventa Capitan Novara, paladino della città e difensore dei deboli...come dire, anche il fumetto italiano ha scoperto il genere supereroistico, che contro ogni previsione di mercato sta reagendo molto bene anche all'arrivo di altri colleghi del Capitano, come Comandante Italia e Dottor Torino, l'ultimo nato della Emmetre Service. Con le sue tovagliette alimentari 'da leggere' , il 'Capitano' intrattiene infatti gli avventori di sempre più numerosi locali, conquistando schiere di fans, anche grazie alla pubblicazione di un apposito Magazine.

Ma dalle matite (?) di Fabrizio de Fabritiis e dei suoi collaboratori non escono solo eroi dotati di super poteri. Sull'opposto versante della normale quotidianità, infatti, sta muovendo i primi passi nel mondo delle celebrità un giovane artigiano lombardo, un tipo come tanti con le difficoltà e le responsabilità di tutti i comuni mortali. Piace proprio per la sua semplicità, che permette un'immediata identificazione dei lettori, perchè si ritrovano nelle giornate di Filippo, scandite come sono dal lavoro e dagli impegni quotidiani.
Al momento purtroppo gli albi non sono distribuiti nelle fumetterie o nelle edicole e sono invece disponibili gratuitamente agli iscritti della Confartigianato dell'Alto milanese e presto anche nelle scuole, dove si spera di interessare le nuove generazioni di studenti al lavoro artigianale.
Il progetto editoriale è nato infatti dall'intuizione della Sig.ra Patrizia Lia sotto l'egida dell'istituzione locale lombarda che rappresenta la categoria, anzi le 50 categorie artigiane presenti sul territorio. Complimenti per la bella iniziativa!


MB


Grazie infine a Puntoradio per questa chicca:

L'arte dello spettatore, con le prof. Elena Cantarella e Mariapaola Pierini


Anno prezioso il 1947. Non solo il mondo tornava alla vita dopo un grande conflitto, ma si fondavano due pietre miliari nella storia delle Performing Arts: in Italia infatti Giorgio Strehler apriva il Piccolo Teatro, mentre in America nascevano gli Actor Studios.
Attraverso i racconti delle Professoresse Cantarella e Pierini abbiamo iniziato un percorso di educazione all’arte dello spettatore che prevede ulteriori tappe nel corso del prossimo anno.
Attraverso l’analisi degli stili di regia di Strehler e Ronconi è stata raccontata l’evoluzione della regia teatrale italiana, nata in ritardo rispetto alle altre consorelle europee, mentre il nostro breve viaggio nel cinema ci ha fornito alcuni utili elementi per una prima lettura degli stili attoriali e quindi per una valutazione consapevole dell’abilità recitativa degli attori (in particolare degli anni ’30-’50) del grande schermo.
Le relatrici hanno senz’altro suscitato interesse nel pubblico attento, che infatti ha proposto argomenti di approfondimento per prossime conferenze.

venerdì 27 marzo 2009

Passione per Trilli. Alcune idee dalla matematica, con il Prof. Roberto Lucchetti

Esistono diversi tipi di matematica e quella del Prof. Lucchetti è del tipo che si applica alle Scienze Sociali.
In particolare, la Teoria dei Giochi che ha bene illustrato con esempi curiosi, si preoccupa di analizzare il comportamento razionale delle persone.
Eccone un assaggio:
Due criminali vengono accusati di aver compiuto una rapina. Gli investigatori li arrestano entrambi e li chiudono in due celle diverse impedendo loro di comunicare. A ognuno di loro vengono date due scelte: confessare l'accaduto, oppure non confessare. Viene inoltre spiegato loro che:a) se solo uno dei due confessa, chi ha confessato evita la pena; l'altro viene però condannato a 7 anni di carcere.b) se entrambi confessano, vengono entrambi condannati a 6 anni.c) se nessuno dei due confessa, entrambi vengono condannati a 1 anno.I due prigionieri coopereranno per ridurre al minimo la condanna di entrambi o uno dei due tradirà l'altro per minimizzare la propria?

Quello che vi ho citato è un famoso paradosso. Si chiama "Il dilemma del prigioniero" ed è un gioco matematico proposto negli anni '50 da Albert Tucker.
La soluzione al gioco è che i prigionieri cercheranno di 'massimizzare la propria utilità' e finiranno entrambi per confessare. Confessando, infatti, ciascuno di loro sa che, comunque vada, non avrà il massimo della pena, mentre potrebbe addirittura evitarla.
Il dilemma in sè può descrivere altrettanto bene la corsa agli armamenti, proprio degli anni '50, da parte di USA e URSS (i due prigionieri) durante la guerra fredda.

MB

venerdì 20 marzo 2009

Tibet. Viaggiatori nell'Oriente ignoto, con Marco Vasta







Marco Vasta ha presentato il libro "VIAGGIATORI NELL’ORIENTE IGNOTO” ( 144 pagine, 85 fotografie colori, edizioni FBE 2007, fotografie di Stefano Pensotti). Si tratta di un libro fotografico sulle regioni del Tibet orientale che Stefano Pensotti ha ripetutamente attraversato in questi dieci anni riportando immagini di un mondo che, ahimé, scomparirà nel giro di una generazione.

Un labirinto di valli e catene montuose intersecate da profonde gole alpine caratterizza il Tibet più abitato e meno conosciuto: è il Tibet orientale, ricco di tradizioni, abitato da genti nomadi e guerriere, rese famose dagli scritti di quei pochi viaggiatori che nei primi anni del '900 attraversarono quelle terre per avventura, per passione della scienza, per conoscere un mondo pericoloso e avvolto nel mistero.
Fra queste valli è stata scritta l’ultima gloriosa pagina dell’impero tibetano quando i bellicosi e indomiti Khampa, i nGolok considerati feroci predoni, gli Amdowa allevatori di yak ed ovini, si opposero strenuamente all’esercito cinese. Gli autori sono oggi in Italia tra i più qualificati conoscitori di quelle terre lontane, hanno viaggiato sapendosi commuovere per la triste e terribile vicenda del Tibet, una terra magica che ancora preserva, nonostante tutto, uno scrigno di cultura umana che dovrebbe essere un “patrimonio dell’umanità”.

Questo volume, come il precedente "Ladakh", va a beneficio di una organizzazione umanitaria: la vendita è a favore della Landom Model High School in Zanskar sostenuta in Italia da AaZ onlus.
AaZ intende promuovere l’accesso all’istruzione, in particolare dei giovani, nel rispetto delle pari opportunità fra uomo e donna, senza alcuna distinzione politica o religiosa. In Zanskar favorisce la cultura locale, aiutando ragazze e ragazzi a comprendere il passaggio dalla economia di baratto alla globalizzazione, che ormai sta toccando anche le più remote valli Himalayane.

Per approfondimenti sulle attività di Marco Vasta clicca qui.
Per sostenere i bambini in Tibet e la loro scuola, anche attraverso adozioni a distanza, clicca invece qui.
MB

giovedì 19 marzo 2009

Prego Mr. Feynman: c'è un sacco di spazio qua in fondo! con il Prof. Alberto Diaspro




“ Ho un amico artista e non sempre sono d’accordo con le sue opinioni: magari prende in mano un fiore e dice: ‘Guarda come è bello! ‘ e sono d’accordo. Poi aggiunge: ‘ Io, in quanto artista, riesco a vedere com’è bello un fiore. Voialtri scienziati lo fate a pezzi e diventa noioso ‘. E io penso che sragioni.
Prima di tutto la bellezza che vede lui è a disposizione di tutti gli altri – anche mia. Forse non avrò la sua estetica raffinata, ma so apprezzare la bellezza di un fiore. Per di più vedo nel fiore qualcosa, anzi molto, che lui non riesce a vedere: posso immaginare le cellule, anch’esse con una loro bellezza. La bellezza non si ferma alla dimensione dei centimetri, ma si trova anche su scale più piccole.
Pensate alle azioni complesse delle cellule e ad altri processi. Il fatto che i colori del fiore si siano evoluti per richiamare gli insetti impollinatori, per esempio, è interessante: significa che gli insetti vedono i colori. E viene da chiedersi: possiamo ritrovare il senso estetico dell’uomo anche in forme inferiori di vita? Molte domande affascinanti nascono dal sapere scientifico: questo può soltanto accrescere il senso di meraviglia, di mistero, di rispetto che si prova davanti a un fiore. Accrescere soltanto. Non capisco come e cosa potrebbe diminuire.”

Con la lettura di queste riflessioni di Feynman, che già nel 1959 ipotizzò l’avvento delle Nanotecnologie, il Prof. Diaspro ha introdotto uno degli scienziati più visionari ed eclettici del XX secolo. Feynman colpisce infatti per la sua capacità di descrivere oggetti e tecnologie inimmaginabili alla sua epoca, come se realmente avesse potuto ‘vederli’ nella sua mente. Cose che evidentemente poteva invece solo intuire. Come sia giunto a tali mirabolanti intuizioni non ci è noto, ma possiamo ragionevolmente ritenere che l’ampiezza e la trasversalità delle sue conoscenze scientifiche, tipico delle menti eclettiche, gli permise di ‘incrociare’ informazioni altrimenti isolate e di trarne conclusioni nuove ed inusuali. Feynman fu quindi soprattutto uomo e scienziato ‘rinascimentale’ e questa sua peculiarità, che lo rese profeta di una nuova scienza di cui potè però seguire solo i primi passi – morì infatti nel 1988 – è racchiusa nella famosa orazione che tenne al CALTECH nel ’59 e di cui abbiamo ascoltato alcuni brani dalla voce dell’attrice Alice Salvoldi.

Tra le altre cose, Feynman parla di un utilizzo terapeutico delle ‘nanocose’: “ […] Si mette il chirurgo meccanico nel vaso sanguigno e questi, seguendo la corrente, arriva al cuore e si guarda attorno (naturalmente l’informazione deve essere trasferita all’esterno). Scopre qual è la valvola difettosa e con un piccolo bisturi opera. Altre piccole macchine potrebbero essere inserite in modo permanente nel corpo per aiutare qualche organo che non funziona bene.” E ancora: “ Quante volte, lavorando su un oggetto insopportabilmente piccolo come l’orologio da polso di vostra moglie, vi siete detti: ‘ Se solo potessi addestrare una formica a farlo! ‘. Il mio suggerimento potrebbe essere di addestrare una formica ad addestrare un acaro a farlo.”

Follia? Possiamo certamente immaginare che per molti presenti all'orazione non fu facile credere alle visioni di Feynman. Oggi invece, dopo le scoperte che negli anni si sono succedute nel campo della biologia e della genetica, siamo in grado, per esempio, di ‘programmare’ delle cellule a curare altre cellule.
E non solo. La Stampa, mercoledì 21 gennaio 2009 pubblica: “ E’ stato realizzato a Parigi un nanorobot il cui spessore è simile a quello di due o tre capelli, che dovrebbe viaggiare nelle arterie e giungere fino al cervello e verificare l’esistenza di eventuali anomalie. Lo ha realizzato un’equipe dell’università di Clayton, in Australia [analoghi oggetti sono stati realizzati anche nei laboratori dell’Unversità di Tel Aviv N.d. R.]. Il meccanismo, del diametro di 250 nanometri, sarà dotato di un minuscolo motore in grado di fargli risalire la corrente sanguigna. Il primo esperimento, quando sarà fatto, prevede l’inserimento dal collo.” Più avanti commenta il Prof. Masserini, professore a Milano-Bicocca: “ Al momento parliamo di nanosommergibili in grado di trasportare medicine, ma stiamo già pensando a mezzi in grado di avere delle ‘attrezzature’ che possano riparare cellule o intervenire per realizzare interventi di nano chirurgia..”

Sembra proprio che il sogno di Feynman (formulato ben 50 anni fa) stia diventando una stupefacente realtà.
MB

martedì 17 marzo 2009

Le dinamiche della crisi di coppia, con la Dottoressa Lucia Portella


La coppia e’ un sistema complesso formato da due individui che hanno una propria identita’, parentela, professione, proprie amicizie, abitudini e che vengono influenzati dall’ambiente circostante.
Non c’e’ una causa in particolare che scatena una crisi e non c’e nemmeno un momento preciso in cui ciò si verifica, a volte capita e basta.

Come ci ha illustrato nel corso della conferenza la Dott.ssa Lucia Portella, spesso si arriva a una crisi, a una rottura, a un tradimento senza conoscerne bene il motivo.
La crisi non è tuttavia mai determinata da un solo evento, bensì da una combinazione di fattori che, nel corso del tempo, portano alla luce una serie di problematiche e spingono spesso le persone a rivolgersi a un professionista competente per far luce sulle possibili cause.
In molti casi la crisi viene scatenata da un cambiamento nella vita di uno o di entrambi gli individui che compongono la coppia. Il cambio di lavoro o una promozione, la maternita’, la decisione di vivere insieme e prendere consapevolezza delle abitudini e dei difetti dell’altro possono essere infatti delle cause scatenanti.

Non esiste una vera e propria regola per evitare la crisi [anzi, spesso non è affatto bene prevenirla. La crisi è infatti un processo naturale di evoluzione della coppia e come tale rappresenta un'opportunità, se ben gestita, più che un pericolo! N.d.R], ma si possono seguire alcuni principi fondamentali per far si’ che questa si risolva. Ad esempio mantenere e rispettare le diversita’ dell’altro componente della coppia, accettare i momenti di successo dell’altro, aprirsi al contesto esterno e non chiudersi in un mondo a “due”, conoscere e frequentare i colleghi dell’altro e in generale cercare di essere partecipe e informato sulla sua vita lavorativa e ancora, manifestare disponibilità ad accettare reciprocamente i cambiamenti che necessariamente si succedono nelle diverse fasi della vita di coppia.

SS

giovedì 5 marzo 2009

Siamo in Onda!

In collaborazione con la trasmissione 'Siamo in Onda', su Puntoradio ogni sabato sera a partire dalle ore 21.00, renderemo accessibile al pubblico radiofonico i temi delle nostre conferenze attraverso delle brevi interviste ai relatori.

Si parte sabato 7 marzo con una telefonata a Marco Vasta, che ci svelerà alcune curiosità sul Tibet, oggetto della serata di giovedì 12. Siete tutti invitati nel salotto radiofonico di Puntoradio che potrete ascoltare in Internet, oppure in FM (Piemonte e Lombardia: 93.5 - 96.00/ 96.3).

Siamo in Onda è un talk show dall'atmosfera rilassata e i ritmi lenti. Qui le parole hanno modo di vibrare nell'aria, sedimentare, far riflettere e strappare un sorriso. Si respira il calore di un gruppo di amici che condividono il piacere di raccontare .
Il territorio è il legante naturale della serata. L'epicentro è la zona tra i laghi Maggiore e d'Orta.
E poi c'è la musica. Canzoni, spesso ripescate tra le nebbie dei ricordi. Ma non solo.
Nel sabato sera di Puntoradio c'è soprattutto musica Live e le performances di tanti talenti emergenti.

domenica 25 gennaio 2009

Per la giornata della Memoria: Shoah We-Shoah

Conferenza musicale di e con Matteo Corradini. Musice originali di John Belpaese

Questa conferenza è veramente difficile da raccontare ed ogni tentativo ne rovinerebbe la magia.
Tutto è iniziato proprio con una parola magica: Abracadabra, che in ebraico significa 'creo mentre parlo' . Impossibile creare però le stesse suggestioni senza le immagini e le musiche scelte per l'occasione, perciò vi invito, lettori, a richiederci (gratuitamente) il DVD della serata, contattando conferenceroom@fandis.it oppure telefonando: 0321 963232.

Lo sapevate che anche Bugs Bunny ha contribuito alla campagna bellica? Sapevate che nei lager si batteva moneta? Sapete cosa aveva di speciale il campo di Theresienstadt? Il viaggio nella Shoah è stato solo accennato, poco più di un battito d'ali attraverso queste ed altre piccole curiosità, luoghi e persone, ma per una volta abbiamo potuto raccoglierci ad ascoltare e riflettere davvero intorno ad una testimonianza che non deve mai andare perduta.

Riporto solo una breve traccia della conferenza. Un fermo immagine sulla storia più raccontata tra le tantissime storie della Shoah:

sabato 7 agosto 1943

Kitty è la bimba che sta di casa accanto a me: quando guardo fuori dalla mia finestra, se il tempo è bello, la vedo giocare in giardino. La domenica Kitty porta un abitino di velluto color vino. Gli altri giorni un vestito di cotone. Kitty ha i capelli colore di canapa, stretti in due treccine e gli occhi blu, chiari chiari. Kitty ha anche una mammina molto buona, ma non ha più il babbo. La sua mamma è una lavandaia: spesso è via durante il giorno, perchè va a lavorare fuori in diverse famiglie e la sera, quando torna, fa il bucato per loro: Sovente la vedo sbattere i tappeti o mettere i panni ad asciugare. Kitty ha una nidiata di fratellini e sorelline, ce n'è uno piccino piccino che quando la mamma dice "è ora di andare a letto", comincia a strillare e si attacca alle sottane della sua sorellona di undici anni.
Kitty possiede un gattino: è nero come un negretto e lei lo coccola molto. Tutte le sere, prima di andare a letto, si sente Kitty che lo chiama: - Micio...Micino...Kit...Kitty...- Ecco perchè Kitty è stata soprannominata così: chissà qual è il suo vero nome, ma sembra proprio un gattino anche lei.

Anne Frank - Racconti dell'alloggio segreto, Einaudi

Note:
Ogni pagina del celebre 'Diario' inizia proprio con ' Cara Kitty,'.
Anne Frank è morta nel campo di sterminio di Bergen-Belsen nel marzo 1945.
A lei e a tutte le vittime della Shoah sono dedicate la conferenza e questa pagina.
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martedì 20 gennaio 2009

Lingue e dialetti in Italia, con il Prof. Franco Brevini

A differenza delle sorelle europee, la lingua italiana non si è naturalmente evoluta nel tempo a partire dal Volgare, ma s’ è quasi materializzata dal nulla in epoca moderna per permettere la diffusione di un’identità nazionale che superasse i confini ed i particolarismi regionali e locali, oltreché per ampliare i mercati disponibili al sistema economico (si pensi ad esempio alle possibilità di vendita di un libro scritto in dialetto veneziano e a quelle di una sua traduzione in Italiano).

Isolati e quindi impermeabili agli influssi reciproci, avevano dominato infatti, fino alla fine del ‘700, i dialetti e cioè fino a quando l’Accademia della Crusca formalizzò e quindi impose ai letterati una nuova lingua elaborata sulla base di quella usata dal Petrarca e da Dante (non si scelse infatti semplicemente di adottare il dialetto fiorentino come molti erroneamente ritengono!). Ciò significò soprattutto stilare un vocabolario ‘autorizzato’ al fine della scrittura letteraria. Tale elenco di parole, però, non comprendeva termini adatti a descrivere la quotidianità (cosa ovvia, visto che i testi dello Stil Novo scelti allo scopo non erano certo descrittivi di fatti e persone in contesti reali) e dunque la nuova lingua acquistò subito un che di pomposo e forzatamente aulico (l’inno di Mameli ci insegna qualcosa, ma anche i libretti d’Opera…). Per i primi scrittori dell’epoca non fu certo vita facile: basti ricordare che il Manzoni scrisse in due anni la prima versione dei Promessi Sposi e ce ne mise altri 16 per ‘correggere le bozze’ (‘sciacquar i panni in Arno’).

Per tutti gli autori che scelsero di scrivere in Italiano, questa evoluzione significò rinunciare all’autenticità di un linguaggio schietto, ricco e punteggiato da coloriture regionali. Le opere persero così immediatezza ed efficacia e rileggendo oggi testi dialettali poi tradotti dallo stesso autore, ci si trova a sorridere dei protagonisti che spesso ne escono ridicolizzati (come non sorridere di fronte a Violetta, donna di facili costumi, che parla come una nobildonna?). L’Italiano divenne dunque inevitabilmente la lingua per descrivere un mondo idealizzato, abitato da dame e cavalieri mossi da nobili sentimenti, sullo sfondo di una realtà solo accennata.
La letteratura che rimase dialettale (nelle antologie scolastiche ancora designata come ‘minore’) conservò invece il suo legame con il popolo, gli esclusi, la disperazione, i luoghi della terra e del lavoro, i sentimenti vissuti, l’erotismo, tutti temi che certo non avrebbero potuto essere trattati con eguale profondità dalla letteratura ‘alta’.
Il Prof. Brevini ci ha dunque accompagnato in un’emozionante esplorazione della poesia dialettale dal ‘600’ all’età contemporanea, viaggiando in tutto lo stivale grazie alla lettura – ma sarebbe meglio definirla performance attoriale – di brani scelti tra le opere degli autori più rappresentativi. Alcune pagine del Belli (autore Romano) e del Porta (milanese) ci hanno restituito la stessa idea dell’Italia popolana rassegnata e vinta delle canzoni di De André; non a caso, nella letteratura ‘popolare’, l’eroina è spesso una prostituta come le tante che popolano le canzoni dell’autore genovese - e forse il più grande pregio di De Andrè fu proprio quello di aver riportato alla luce l’autenticità della cultura poetica popolare in un linguaggio comprensibile a tutti: un linguaggio che gli consentì di parlare di amore e guerra (quella vera e non dei cavalieri senza macchia e paura) con la stessa forza che usarono i nostri poeti dialettali per dar voce agli ultimi e riscattare i vinti – altre pagine invece ci hanno emozionato e divertito, come quelle di Trilussa e persino Totò, con la sua ormai famosissima ‘A livella’.

In breve, l’Italiano odierno è un idioma assai giovane che, mentre muove i suoi primi passi, già si contamina dei tanti altri idiomi che percorrono la penisola grazie alla globalizzazione. Pensare di attuare politiche di salvaguardia dei dialetti è utopico e anacronistico, ma esplorare la nostra cultura popolare rappresenta un’opportunità imperdibile per comprendere meglio chi eravamo e come vivevano le generazioni che ci hanno preceduto.

La serata si è conclusa con un vivace dibattito ed alcune curiose rivelazioni…ma per saperne di più potete richiederci il DVD della serata!

MB