venerdì 1 agosto 2008

La Musica del Big Bang


RECENSIONE:

La conferenza tenuta dal prof. Amedeo Balbi, ricercatore in Astrofisica all’Università di Roma Tor Vergata, che ha lavorato a Berkley e che collabora con la missione spaziale Plank dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), ha rappresentato un viaggio affascinante attraverso lo spazio-tempo fino a 380 mila anni dopo il Big Bang.

La moderna tecnologia è stata in grado di ricreare l’immagine e il suono di quello che fu l’universo allora, solo un istante dopo la sua nascita (380 mila anni rapportati a tutta la vita dell’universo sono infatti l’equivalente di un rapido batter di ciglia!). In realtà non possiamo propriamente parlare di suoni e immagini come li percepiamo attraverso i sensi, bensì come risultato di complesse elaborazioni matematiche che riescono a darci però una fedele rappresentazione dell’alba del mondo.

L’esplorazione del Cosmo inizia solo nel 1965 con la scoperta della radiazione cosmica di fondo ad opera di Penzias e Wilson, che per questo vinsero il premio Nobel. Come molte grandi scoperte, anche questa fu casuale. I due ingegneri della Bell Telephone stavano infatti calibrando un’antenna molto sensibile, quando rilevarono un disturbo alle frequenze delle microonde non proveniente da sorgente nota e indipendente dalla direzione verso cui si puntava l’antenna. Tale ‘rumore di fondo’ era in realtà il calore residuo del Big Bang, che si propagava sotto forma di onda elettromagnetica. Dalle misure di tale radiazione, si è stati così in grado di misurare la temperatura dell’universo, pari a 2.7 gradi Kelvin. Si scoprì poi nel 1991, grazie al satellite COBE, che la radiazione cosmica, apparsa uniforme a Penzias e Wilson, presentava in realtà delle fluttuazioni dell’ordine dei millesimi di grado Kelvin. Oggi sappiamo che questa disomogeneità di propagazione ci permette di ottenere preziose informazioni sulle origini delle galassie. Si è giunti persino a realizzare una “termografia” dell’universo nel momento del “passaggio di fase” da palla di fuoco omogenea a aggregato di galassie in espansione. Associando colori diversi a temperature diverse, si ottiene un’istantanea di com’era l’universo alla sua origine.

Da un’analisi spettrale della radiazione cosmica di fondo, si è potuto inoltre ricreare la ‘musica del Big Bang’, che purtroppo risulta poco gradevole all’orecchio umano, poiché la sua trasposizione nel campo uditivo assomiglia al rombo di un jet al decollo.

La conferenza si è conclusa con un’informazione che affascina e sgomenta allo stesso tempo: solo il 4 % dell’universo è composto da elementi appartenenti alla tavola periodica, cioè di materia così come la intendiamo noi Terrestri. Il restante 96% è a noi ignoto e gli scienziati l’hanno chiamato “materia oscura” ovvero “energia oscura”. Gli sforzi dell’Astrofisica contemporanea sono indirizzati a risolvere proprio questo straordinario enigma.

La Fisica in Cucina


RECENSIONE:

Invito quanti si aspettavano formule segrete per migliorare le proprie doti di cuoco, o le ricette stravaganti della cucina molecolare, a leggere sull’argomento la coinvolgente introduzione di Hervé This o il manuale di Harold McGee (link alla voce "Gastronomia molecolare" di wikipedia), perchè la conferenza del Professor Attilio Rigamonti si è più che altro concentrata su un’indagine del cibo attraverso la Fisica, e il cibo è stato introdotto come strumento educativo, piuttosto che come il fine delle sue dotte dissertazioni.
Il professore dell’Ateneo pavese ha fantasticato sui piaceri del palato stupendoci comunque con quel suo pacato atteggiamento da letterato e insieme da genietto matematico che lo contraddistinguono.

La prima parte della serata era incentrata sui temi del suo ultimo libro "Magico Caleidoscopio della Fisica", scritto a quattro mani con il collega Andrei Varlamov, in cui si spiega, ad esempio, come il moto tortuoso dei fiumi in pianura abbia le sue ragioni nella rotazione terrestre. Rigamonti ha spiegato poi che gli spaghetti si spaccano in almeno 3 parti (ma noi lo abbiamo boicottato: i nostri, forse perchè un po’ umidi, si sono spezzati sempre in due) per entrare successivamente in tema etilico: dalla vodka e le strabilianti proprietà datele dalla gradazione 40% , fino al vino, chiaramente la sua bevanda alcolica favorita.
Memorabile il modo in cui, con dotte citazioni, il professore si è lanciato in un discorso sulle origini del vino, partendo dalle leggende mediorientali, che lo vogliono come antidoto alla tristezza di una regina, all'uso nei riti cristiani.
Il clou si è raggiunto quando il professore ha descritto con grafici e formule come si possa calcolare in 0.77 il numero esatto di bottiglie di vino rosso (tra le varietà ricche di polifenoli e flavonoidi, come il Borgogna e i rossi piemontesi e toscani) che sono necessarie a massimizzare l'effetto benefico per la circolazione mantenendo però sotto controllo i problemi al fegato.
Unica nota negativa, le troppe formule ed i pochi aneddoti che hanno reso la trattazione a tratti poco fruibile al pubblico neofita. Peccato anche per la mancanza, giustificata, del fisico russo Andrei Varlamov, costretto a casa da un lutto familiare.

La conferenza si è conclusa in concretezza e bellezza con una dimostrazione di come si possa preparare un ottimo gelato alla vaniglia senza alcuna gelatiera, grazie a un dewar [apposito contenitore N.d.R] di azoto liquido, gelato che, naturalmente, è stato poi offerto a tutti i presenti.